HomeNewsAttualitàCommemorazione di Giuseppe Falanga, vittima di camorra

Commemorazione di Giuseppe Falanga, vittima di camorra

In occasione del 28 luglio, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende commemorare la figura di Giuseppe Falanga, imprenditore edile ucciso dalla camorra il 28 luglio 2000 per aver scelto di vivere nella legalità e nella dignità, rifiutando di piegarsi alle richieste estorsive di un sistema criminale spietato e arrogante.

Falanga, solo omonimo di uno dei boss del clan Falanga, fu assassinato non per errore, ma per scelta deliberata dei suoi carnefici. Aveva osato opporsi, dire “no” al racket. I mandanti dell’omicidio, Giovanni Falanga e Giovanni Pugliese, sono stati condannati all’ergastolo, mentre Mario Capuano, l’esecutore materiale, ha completato la catena dell’orrore armato di una logica mafiosa che punisce il coraggio e premia la sottomissione.

I fatti che portarono al suo omicidio sono drammaticamente eloquenti. Quel giorno, Giuseppe stava dirigendo dei lavori di ristrutturazione presso il parco “Merola”, nei pressi della litoranea di Torre del Greco. Erano presenti altri operai, passanti, residenti, ma i killer agirono alla luce del sole, senza alcun timore. Arrivarono in scooter, con i caschi calati, attraversarono il cancello, percorsero la discesa che portava a una palazzina avvolta da impalcature. Lo sorpresero mentre lavorava. Lo uccisero davanti a tutti.

Una scena atroce, studiata con fredda strategia. La camorra non cercava solo di eliminare un uomo: voleva mandare un messaggio, una lezione esemplare. “Così finisce chi si ribella”, volevano dire. E perché il messaggio fosse chiaro, scelsero di farlo in pubblico, in pieno giorno, tra la gente. L’intimidazione non passa più per le ombre, ma si nutre di clamore e paura.

Valanga non era un grande imprenditore. Gestiva una piccola impresa, aveva vinto qualche appalto comunale, lavorava con le proprie mani. Non apparteneva al mondo del potere economico, ma rappresentava ciò che la camorra teme di più: la dignità del lavoro onesto, il cittadino che si alza ogni giorno per guadagnarsi il pane senza piegarsi al ricatto.

Era un padre di quattro figli, un marito, un uomo semplice e tenace. Il Ministero dell’Interno lo ha riconosciuto come vittima innocente della criminalità organizzata, ma il riconoscimento più importante deve avvenire nella memoria collettiva e nell’impegno educativo.

Per questo, il CNDDU rilancia con forza la necessità di inserire stabilmente nei percorsi scolastici la narrazione delle vittime innocenti delle mafie, come Giuseppe Falanga. I giovani devono conoscere queste storie non solo come fatti di cronaca, ma come capitoli della storia civile del nostro Paese, come lezioni vive di diritti umani.

Ricordare Giuseppe Falanga significa non lasciarlo solo, restituirgli la voce che gli è stata tolta, portare la sua scelta di resistenza nelle aule scolastiche, nei libri, nelle coscienze. Significa costruire cittadini che sanno che la legalità non è un concetto astratto, ma un valore che si afferma con gesti concreti, talvolta anche con il sacrificio.

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