Napoli: Cardarelli, presidio informativo promosso da lavoratori Sanità.

La situazione di lavoro e di assistenza nel Cardarelli è diventata particolarmente dura. La diffusione del coronavirus, unita ai deficit di unità territoriali come le USCA, dovuto a carenze e disorganizzazione preesistenti della medicina di base, ha messo a dura prova gli ospedali campani e sul Cardarelli si è concentrata una enorme richiesta di assistenza. I problemi non sono nati col covid.

Già prima la pressione cui era sottoposto l’ospedale ed in particolare il pronto soccorso creava lunghissime attese, a causa della dismissione delle strutture territoriali, come poliambulatori, presidi di primo soccorso, piccoli ospedali cittadini.

Negli ultimi anni, infatti, ben 5 ospedali del centro sono stati chiusi, privando i cittadini di punti di riferimento senza essere sostituiti neanche dalle strutture ambulatoriali previste al loro posto.

Inoltre i medici di medicina generale seguono un numero troppo elevato di pazienti per poter erogare un’assistenza di qualità. Questo ha generato una difficoltà nell’accesso alle cure, a volte un vero e proprio abbandono delle persone, che finiscono per farsi curare solo in caso di emergenza, recandosi nel più vicino pronto soccorso rimasto aperto. Il Cardarelli quindi è già normalmente “preso d’assalto” ma l’azienda si è accollata anche buona parte
della gestione emergenziale, inaugurando 120 posti letto Covid.

Questa decisione, apprezzabile in teoria, ha però creato non poche difficoltà. Innanzitutto ai lavoratori del Pronto Soccorso che si sono trovati a gestire, oltre al consueto pesante carico di lavoro, le famose file di ambulanze ed auto che lasciavano pazienti covid positivi o sospetti in un ospedale che, fino a poco fa, non era attrezzato neanche per l’esecuzione di test affidabili all’ingresso.

Ha determinato piogge di ordini di servizio che spostavano il personale nei reparti covid, spesso senza riguardo ad eventuali esoneri. Ha reso poi difficili efficaci separazioni tra i luoghi con ammalati positivi e quelli con ammalati negativi al covid, esponendo pazienti e personale al rischio di contagio.

Per le carenze di personale sanitario si sono convertiti anche alcuni reparti pieni di ammalati gravi in assistenza covid, sospendendo la disponibilità di posti letto per questi altri ammalati: mai si è pensato di potenziare le strutture! Non in tutti i reparti si è poi fatta una reale sorveglianza epidemiologica: molti operatori non hanno eseguito il tampone per settimane. Fra i lavoratori moltissimi contagiati, che diventano utenza e pagano per due volte le disfunzioni della sanità: dopo essersi contagiati sul lavoro
spesso sono stati lasciati a se stessi. Chi lavorerà poi nelle due tende costruite nell’ex parcheggio? Ad oggi i lavoratori non hanno ricevuto nessuna notizia certa, come del resto per tutte le decisioni fin qui assunte, tutte calate dall’alto, senza possibilità di discussione né di denuncia. Medici, infermieri ed operatori sono stati obbligati a non parlare con gli organi di informazione, anche da quel governatore che getta discredito su quanti lavorano ogni giorno in prima linea per arginare i disastrosi effetti di questa pandemia. Con 780 milioni spesi per la pandemia gli ospedali campani erano e sono totalmente impreparati ad accogliere i pazienti Covid.

Inoltre, se per medici ed infermieri (forse) si stanno definendo assunzioni a tempo indeterminato, molti altri operatori sono stati chiamati con contratti a tempo determinato
che li gettano nell’arena nel momento del bisogno senza garantirgli nulla per il futuro. Governo e Regione impoveriscono l’assistenza sanitaria, arricchendo le aziende private che offrono servizi scadenti: vogliamo invece presidi territoriali in ogni quartiere ed in ogni paese, più medici di base, una sanità eccellente, gratuita e per tutti, che garantisca i diritti e la massima sicurezza ai lavoratori.

ASSEMBLEA PERMANENTE SULLA SANITA’
Coordinamento Reti Sociali Campania
19 dicembre 2020
Via A. Cardarelli, 9 – h. 10-14