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Opera, “Tazze da mettere a posto”: la vita di San Giuseppe Moscati

Benevento – Si è conclusa ieri sera, presso l’auditorium della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, la rappresentazione teatrale “Tazze da mettere a posto”, un’opera intensa e toccante scritta dai torresi Michele Giordano e Giovanna Accardo.

Il lavoro ha portato in scena una narrazione inedita e profondamente umana di San Giuseppe Moscati, attraverso lo sguardo amorevole della sorella Nina.

Lo spettacolo, presentato in due repliche l’8 e il 9 giugno, ha saputo coinvolgere emotivamente l’intera comunità beneventana, trasformando il teatro in un momento di profonda riflessione e spiritualità condivisa. L’atmosfera raccolta dell’auditorium si è rivelata il luogo ideale per accogliere il pubblico, che ha partecipato con silenziosa commozione e sentita partecipazione.

Il cuore della rappresentazione è stato il racconto intimo di Nina Moscati, figura spesso rimasta nell’ombra ma che, in questa narrazione, diventa voce narrante e custode del ricordo del fratello. Attraverso i suoi occhi, il pubblico ha potuto scoprire un Giuseppe Moscati non solo medico e santo, ma fratello, figlio e uomo di profonda fede e umanità.

Particolarmente significativo è stato il passaggio dedicato all’incontro tra due grandi figure della santità italiana: Giuseppe Moscati e Bartolo Longo. Il momento, ricco di pathos e spiritualità, ha rappresentato uno dei punti più alti della rappresentazione, sottolineando il valore dei legami spirituali che uniscono i santi nella storia della fede.

La riuscita dell’evento ha dimostrato, ancora una volta, come la Chiesa sappia farsi davvero “famiglia delle famiglie”, offrendo spazi di cultura, riflessione e condivisione. La comunità di Benevento ha risposto con calore e riconoscenza, confermando quanto ci sia ancora bisogno di storie vere, raccontate con autenticità e passione.

Tazze da mettere a posto non è stato solo uno spettacolo teatrale, ma un viaggio nell’anima, capace di toccare corde profonde e di lasciare un segno duraturo nel cuore di chi c’era.

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