mercoledì, Settembre 24, 2025
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Israele attacca barche italiane della flotilla

Questa mattina intorno alle ore 10.00, Alina, Serena e Beatrice – al quinto giorno di sciopero della fame iniziato sabato – sono tornate a Piazza Montecitorio, davanti al Parlamento, con i propri cartelli chiedendo al governo Meloni: il riconoscimento del genocidio in corso a Gaza e la protezione per le persone a bordo delle Flotille, tanto più dopo l’atto di guerra di stanotte al largo di Creta, dove droni israeliani hanno attaccato 11 imbarcazioni della Flotilla, provocando danni gravi e terrore. Su una della barche colpite dall’attacco c’era anche Stefano di Ultima Generazione. Dopo essere entrate in piazza Montecitorio sono state subito rimosse dalle forze dell’ordine e posizionate all’ingresso del piazzale, dove hanno parlato con le persone che passavano sull’attacco dei droni israeliani alle navi della Flotilla. Ancora con più motivazione saremo tutte le mattine alle 10 davanti a Montecitorio.

Beatrice, 32 anni, veterinaria, ha dichiarato: “Siamo al 5° giorno di sciopero della fame e siamo ancora davanti Montecitorio, per chiedere al governo italiano di riconoscere il genocidio in Palestina, che smetta di inviare armi ad Israele e di farci accordi commerciali. L’attacco dei droni israeliani stanotte alle imbarcazioni della Flotilla è la prova che il governo italiano non le sta tutelando. Le dichiarazioni di Tajani sono ridicole e dimostrano che il governo italiano non le sta tutelando”.

IL GOVERNO DENUNCIA LE TRE PERSONE IN SCIOPERO DELLA FAME MENTRE FA AFFARI CON IL CRIMINALE NETANYAHU

È in questo contesto che Beatrice, Alina e Serena sono oggi al quinto giorno di sciopero della fame davanti a Montecitorio e continuano a essere denunciate semplicemente per richiamare la complicità e il silenzio del Governo Meloni, che non solo si rifiuta di riconoscere il genocidio in corso a Gaza, ma non ha nemmeno preso le minime misure di protezione per i cittadini italiani impegnati in missioni civili e nonviolente a bordo delle Flotille. Paradossalmente, le forze dell’ordine si occupano di loro, mentre ignorano le persone realmente sotto attacco e le situazioni di pericolo che invece dovrebbero essere la loro priorità.

Il Governo Meloni porta una responsabilità diretta: l’inerzia e l’indifferenza istituzionale espongono cittadini italiani al rischio concreto di morire sotto attacchi armati. Questo è inaccettabile e vergognoso. Condanniamo con la massima fermezza l’attacco contro civili impegnati in operazioni umanitarie e denunciamo il silenzio del Governo, chiedendo l’intervento immediato delle autorità italiane, della comunità internazionale e delle istituzioni marittime per provvedere alla giusta protezione di vite umane prima che sia troppo tardi.

BASTA SEPARARE IL BUSINESS DALLA POLITICA: BOICOTTIAMO

Siamo già 55.000 ad aver scelto questa forma di resistenza attiva, unendoci in una mobilitazione che va oltre gli aiuti umanitari – pur necessari – e mira a compiere un atto politico concreto contro il genocidio in corso. Il boicottaggio colpisce direttamente le aziende italiane che continuano a esportare in Israele, scegliendo il profitto invece di assumersi la responsabilità di non essere complici. Continuare a commerciare significa sostenere, anche indirettamente, un sistema di violenza e oppressione: ecco perché la complicità economica non può più essere tollerata.

L’obiettivo è duplice: incidere sugli interessi economici che alimentano l’occupazione e tentare di forzare il blocco navale imposto da Israele – dove a bordo delle barche ci sono anche persone di Ultima Generazione. Gli Stati europei restano legati a interessi militari ed energetici e non intervengono: spetta a noi cittadini agire, anche da casa propria, attraverso il boicottaggio. Come ricorda Francesca Albanese in Quando il mondo dorme: “Il sistema che reprime i Palestinesi è lo stesso a cui apparteniamo noi.” Questo passa attraverso i supermercati, che vendono prodotti coltivati su terre sottratte ai palestinesi, mentre in Italia comprimono i piccoli agricoltori, trasformando la spesa quotidiana in un lusso.

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