La Cina ha registrato lunedì altri 55 nuovi casi di Covid-19, di cui 42 trasmessi localmente e 13 importati, in base agli ultimi aggiornamenti della Commissione sanitaria nazionale diffusi oggi. Il dato, che quasi dimezza i 103 contagi annunciati ieri, include anche 40 infezioni riscontrate nella provincia di Hebei, il focolaio più grave, più una sia a Pechino sia nella provincia settentrionale di Heilongjiang.

Escludendo i casi di nuovi morti sospette, i decessi restano inchiodati a quota 4.634, mentre sono 31 i pazienti dimessi dagli ospedali.

Langfang è entrata in lockdown, diventando la terza città a essere bloccata per il focolaio di Covid-19 nella provincia di Hebei dopo il capoluogo Shijiazhuang e Xingtai per oltre 22 milioni di abitanti totali, il doppio degli abitanti di Wuhan dove a fine 2019 è stato rilevato il virus per la prima volta. Langfang dista appena mezz’ora di auto da Pechino e conta 5 milioni di persone. Veicoli e persone delle tre città non possono uscire, a meno che non sia necessario. L’Hebei ha segnato un totale di 326 casi di Covid-19 fino a oggi nell’ambito del nuovo focolaio, più 234 asintomatici.

Nel Paese è partita l’indagine dell’Oms per indagare l’origine della diffusione del virus. La missione non ha l’obiettivo di “puntare il dito” contro Pechino “in stile Trump”. Lo ha sottolineato uno degli scienziati dell’Agenzia dell’Onu, Fabian Leendertz, epidemiologo del Robert Koch Institut, che arriverà nel Paese giovedì assieme ad altri novi scienziati. “Non si tratta di individuare la Cina come colpevole. Si tratta di ridurre il rischio. E i media potrebbero aiutarci evitando di accusare in stile Trump. Il nostro lavoro non è politico”, ha detto il ricercatore parlando con il Guardian.

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