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“L’altro ieri notte, all’una e trenta, ignoti si sono introdotti nel parco privato in cui vivo con molte altre famiglie e hanno incendiato il mio motorino, un altro che era affianco e un’auto”, così il sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno, riferisce quanto accaduto al suo scooter.

“Ai proprietari di queste ultime esprimo il mio dispiacere per quanto  accaduto. Sembra purtroppo chiaro che l’incendio sia doloso e che vi sia da parte di qualcuno la voglia di intimidirmi. Ho piena fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine che stanno indagando e dunque non è opportuno che io entri maggiormente nel merito della vicenda, ma ci tengo a ringraziare i carabinieri. In particolare,  il comandante Avolio della stazione di San Giorgio a Cremano, che ieri sera è giunto sul posto avviando le indagini, e il comandante Corda della compagnia di Torre del Greco, che è venuto a San Giorgio a Cremano per esprimermi solidarietà e seguire da vicino l’attività inquirente. Solo una cosa voglio aggiungere: io non ho paura. Io continuerò a camminare a testa alta nella città che amo e la cui amministrazione i sangiorgesi mi hanno affidato. I vigliacchi che hanno compiuto questo gesto sono persone non degne della nostra comunità civile e devono avere ben chiaro che non faremo mai un passo indietro sulla strada della legalità e della tutela dei diritti dei cittadini. La nostra è una comunità di persone perbene che mai si piegherà a logiche perverse”.

Sul proprio profilo Facebook anche il sindaco di Torre del Greco, Giovanni Palomba, ha mostrato piena solidarietà al collega: “Esprimo profonda solidarietà al collega Sindaco e amico di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno, per il violento e vergognoso atto di cui è stato vittima: l’incendio del proprio motorino. È un gesto che non fa onore ad alcuna comunità che vuole definirsi “civile”. Servire lo Stato ed i propri cittadini è un privilegio ed un onore che, tuttavia, non deve esporre – chi riveste tale ruolo – agli arbitri e alla scostumatezza di chi non conosce altra forma di comunicazione che l’offesa e la violenza”.

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