Pene tra 4 e 10 anni di reclusione sono stati chiesti per dodici pescatori di datteri che stanno sostenendo, davanti al gup Fernanda Iannone del Tribunale di Torre Annunziata (Napoli), un processo con il rito abbreviato per l’accusa di avere provocato “alterazioni irreversibili dell’ecosistema marino e del sistema costiero, danni permanenti dovuti all’escavazione ed all’asportazione di interi pezzi di roccia frammentata, morte di milioni di organismi e micro-organismi”.

Le richieste sono giunte oggi al termine della requisitoria del sostituto procuratore Antonio Barba che, insieme con il procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, ha condotto le indagini coordinate dal procuratore di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso.

Gli arresti, 18 in tutto, vennero notificati lo scorso 28 luglio dalla Guardia Costiera-Capitaneria di Porto: per sette persone il giudice la misura cautelare del carcere mentre per i restanti undici indagati furono disposti i domiciliari.

Gli inquirenti contestarono, tra gli altri e a vario titolo, anche i reati di disastro ambientale, ricettazione e associazione per delinquere.

Stando alle indagini, la banda avrebbe operato dal luglio del 2016 nel Napoletano, tra Castellammare di Stabia, Vico Equense, Piano di Sorrento, Meta di Sorrento, Sorrento, Massa Lubrense, ed era dedita in modo professionale e sistematico alla raccolta e al commercio illegale dei datteri di mare (procedure vietate dal 1998) ma anche di vongole veraci provenienti da Rovigliano, contaminate batteriologicamente e chimicamente e quindi pericolose per i consumatori.

Le arringhe del collegio difensivo, composto dagli avvocati Chiummariello, Propenso, Romano, Giuliano e Sorrentino, inizieranno il prossimo 10 marzo.

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