Il 23 novembre del 1980, precisamente 40 anni fa, il violento terremoto dell’Irpinia distrusse Basilicata e Campania. Un evento drammatico che ha lasciato ferite profonde in tutti quelli che l’hanno vissuto.
La consigliera regionale Loredana Raia ha ricordato, con un lungo e commosso post su Facebook, quel tragico anno:
“1980 annus horribilis. Sì, perché il 14 febbraio ho provato il primo grande dolore della mia vita: la perdita di mio fratello maggiore. Ancora oggi ne porto con me i segni!
E poi il 23 novembre. Avevo da poco compiuto 13 anni e stavo studiando storia, mi aspettava un esame importante, quello della terza media. Ero in cucina, mio fratello di nove anni più piccolo di me era a letto con la febbre e mia zia gli teneva compagnia. Avevo appena sentito arrivare l’auto dei miei genitori che rientravano da una visita di condoglianze.
Se chiudo gli occhi mi appare ancora chiara la scena di quei terribili 100 secondi. D’istinto (solo una volta adulta ho compreso meglio la dinamica di quei comportamenti: avevo sentito, per la prima volta, il peso dell’essere, ahimè, la più grande), mentre la libreria del corridoio pareva crollarmi addosso, aprii la porta di casa per paura che rimanesse bloccata. Poi corsi nella camera di mio fratello, lo avvolsi in una coperta di lana, lo presi in braccio e finalmente arrivarono mio padre e mia madre che fecero fatica a salire al secondo piano dove abitavo da bambina, perché, contemporaneamente, decine di persone in preda al panico correvano, urlando, giù per le scale.
Da quel momento vivemmo per diversi giorni in strada e il nostro mitico “maggiolone” verde-azzurro metallizzato divenne la nostra dimora. Avevamo paura a rientrare in quella casa che fino alle 19.34 del 23 novembre aveva rappresentato per noi il nostro guscio, la nostra sicurezza.
Ma in ogni caso siamo stati fortunati, perché in molte altre parti della Regione, in particolar modo in Irpinia, molti paesi erano stati rasi al suolo in quei maledetti 100 secondi. Le case venute giù avevano portato con sé morte e distruzione: migliaia di vite spezzate.”
Non è mancato un parallelo con i giorni attuali, funestati dalla pandemia:
“Dopo 40 anni, un “terremoto” diverso, il Covid 19, ci sta facendo provare angosce e paure che tenevamo sopite. Oggi come allora, per vincere questa battaglia dobbiamo mettere mano, oltre che al senso di responsabilità, alla solidarietà: le donne ne furono maggiormente protagoniste (un grande abbraccio alla mia amica Rosetta d’Amelio) sì che proprio la solidarietà divenne il grande motore della rinascita delle zone più colpite dal terremoto. Lo sia anche oggi in tempi di pandemia. Dipende solo da noi!”
Articolo precedenteTurris 0-0 a Catania, terzo pareggio consecutivo per i corallini
Articolo successivo40 anni dal terremoto in Irpinia: il ricordo dei torresi