Trentacinque anni fa moriva Giancarlo Siani, assassinato dalla camorra la sera del 23 settembre 1985 a pochi passi da casa sua, in via Vincenzo Romaniello nel quartiere Vomero a Napoli.

Siani era il corrispondente da Torre Annunziata per il quotidiano “Il Mattino”. Pochi mesi prima, nel giugno dello stesso anno, scrisse un articolo in cui raccontava che l’arresto del boss Valentino Gionta sarebbe avvenuto grazie ad una soffiata della famiglia Nuvoletta di Marano, storica alleata del clan oplontino. Quell’articolo, di fatto, sancì la sua condanna a morte.

«Per i cittadini di Torre Annunziata – afferma il sindaco Vincenzo Ascione – Giancarlo non è mai morto. Vive in mezzo a noi e ai nostri giovani, esempio di coraggio e determinazione. Nel dicembre dello scorso anno il comune di Torre Annunziata gli ha conferito la cittadinanza onoraria, riconciliandosi con la sua famiglia e affrancandosi di un debito morale nei suoi confronti. A Giancarlo Siani sono intitolati anche l’Aula consiliare ed il II Circolo Didattico di via Tagliamonte. Oggi abbiamo molti giovani che si dedicano con passione, anima e corpo al giornalismo. Tra questi c’è il giovane torrese Vincenzo Sbrizzi, che proprio oggi riceverà il “Premio Siani 2020” per il lavoro di ricerca dal titolo “Deindustrializzazione e mafie: il caso di Torre Annunziata”, scritto insieme a Simona Melorio, ricercatrice e autrice di diversi libri sulla camorra”. A lui, come a tanti altri suoi giovani colleghi, l’augurio di portare avanti questa loro missione con passione e determinazione, peculiarità che hanno sempre contraddistinto Giancarlo Siani».

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