facoltà teologica napoli

Viaggio in uno degli enti accademici più prestigiosi d’Italia, tra fascino di una sapienza millenaria e nuove prospettive occupazionali e pastorali.

Perché studiare teologia nel 2019? Come mai, oltre a seminaristi e religiosi, ogni anno molti laici e laiche, giovani e meno giovani, intraprendono un percorso di studi così affascinante ed impegnativo?  Ce lo siamo chiesto e lo abbiamo chiesto ai protagonisti di questa scelta, all’indomani dell’inaugurazione dell’anno accademico presso la sezione San Tommaso della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, a Napoli.

La sede della sezione sorge sulla collina di Capodimonte, accanto alla splendida residenza borbonica che oggi ospita uno dei più importanti musei del mondo. Qui si respira cultura a 360 gradi e un senso di pace accoglie il visitatore che accede all’ingresso dal giardino panoramico. Ma sarebbe davvero un grave errore considerare questa quiete come il frutto di una certa passività della popolazione studentesca. E per rendersene conto, basta attendere il suono della campanella che chiama alla pausa tra una lezione e l’altra: un fiume di giovani festanti inonda il giardino e si spande sui muretti, si accomoda all’ombra delle querce secolari, occupa i gradini che portano all’aula magna. Alcuni indossano il saio francescano, altri il clergy, altri il lungo abito nero dei passionisti, altri ancora jeans e maglietta. Qualcuno è scalzo, altri sono in sandali, altri ancora calzano scarpe di ogni tipologia e colore. Ci sono suore europee, asiatiche, africane, sudamericane e tra tutte loro svetta un giovane monaco ortodosso proveniente nientepopodimeno che dalla Siberia. In mezzo a questa multietnica gioventù, ci sono attempati signori in giacca e cravatta, signore in tailleur, qualcuno di mezza e altri di terza età: sono medici, ingegneri, insegnanti in pensione che hanno deciso di potersi «finalmente dedicare agli studi che ci piacciono e ci appassionano». È davvero un mondo variopinto: di cupezze da sagrestia qui non v’è nemmeno l’ombra.

LE SFIDE – In una delle combriccole che vanno formandosi qua e là, incontriamo Carlo Antonio. È un giovane energico, tra il biondo e il rossiccio, che ci travolge con la sua simpatia. È il presidente del comitato studentesco, perciò nessuno meglio di lui può farsi portavoce delle istanze degli studenti. «Le sfide della cultura contemporanea – dice Carlo Antonio – richiedono uomini e donne capaci di trasmettere il messaggio del Vangelo, mettendone in luce la ragionevolezza rispetto alle tante ideologie che negano la bontà dei valori cristiani. Valori che hanno una portata di carattere generale, puntando innanzitutto su ciò che l’uomo di buono può offrire al mondo». Ma a quali sfide fa riferimento questo giovane studente? «Scenari come la distruzione del creato e la costruzione di barriere tra gli uomini interrogano ogni società e ogni cultura, che tante volte rimangono mute di fronte a tali sfide». Insomma, lo studio della teologia non è adatto a chi non ama le sfide. Ne è convinta anche Federica S. (nome di fantasia), secondo la quale studiare teologia oggi significa «lasciarsi prendere per mano da una sapienza millenaria, che ha attraversato i secoli dialogando nel tempo con infiniti paradigmi culturali diversi, talvolta opposti, reinterpretandoli e reinterpretandosi, per raccogliere costantemente la sfida di dire Dio all’uomo del presente. Una sapienza, per dirla con Agostino, che è al tempo stesso così antica e così nuova».

APERTURA E DIALOGO – Pare dunque che questi studi non siano adatti a menti statiche. Ce lo conferma anche il Decano della sezione, il professor Francesco Asti, secondo il quale: «a differenza di quanto i pregiudizi possano indurre a credere, lo studio della teologia apre la mente ad ogni angolazione e prospettiva. La mente del teologo – e in questo non v’è differenza tra studenti e docenti – è una mente dinamica, insaziabile, inquieta, costantemente alla ricerca». Questa apertura è anche confermata dal fatto che «la sezione San Tommaso – prosegue il Decano – ha una lunga tradizione di specializzazione nel dialogo tra le fedi che connota anche l’offerta formativa: sono attivi molti corsi di ecumenismo (dialogo per l’unità tra i cristiani di diverse confessioni: cattolici, ortodossi e protestanti) e dialogo interreligioso, con un’attenzione particolare ai temi della fratellanza umana e della libertà religiosa contro ogni forma di integralismo».

PROSPETTIVE – Ma di certo, come in ogni percorso di studi, non ci sono solo aspetti affascinanti e positivi. Anche qui non mancano le problematiche. In primo luogo, il percorso di studi è molto lungo, ma questo ha anche un risvolto positivo: integrando pochi esami, è possibile conseguire una seconda laurea civile in percorsi di studi affini come lettere e filosofia. In secondo luogo, c’è da dire che le prospettive occupazionali per i laici sono limitate all’insegnamento e all’editoria religiosa, ma la sezione San Tommaso è impegnata nella costruzione di percorsi che si coniughino con le esigenze del mercato lavorativo. È nato così quest’anno il Diploma in Consulenza matrimoniale e familiare che forma consulenti professionisti, abilitati ad operare nella pastorale familiare pregiudiziale e nel processo di nullità matrimoniale presso i Tribunali ecclesiastici. «Si tratta di un percorso di studi – racconta il professor Antonio Foderaro, moderatore del dipartimento – che coniuga sapientemente tutte le scienze che afferiscono al matrimonio: il programma analizza aspetti giuridici, teologici, filosofico-antropologici, psicologici, spirituali, biblici e pastorali. Questa completezza e questo approccio multidisciplinare ci consentono di formare quelle figure altamente professionali di cui il mondo giudiziale ed extragiudiziale ha tanto bisogno».

Sapienza millenaria, apertura al dialogo tra le fedi e percorsi professionalizzanti con sbocchi lavorativi sono dunque i punti di forza di questo prestigioso polo teologico, che nel corso della sua storia ha donato all’intero Sud-Italia e non solo illustri accademici, insigni pastori, uomini e donne di cultura, costruttori di pace.

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